The Hour of God
I brani raccolti in questo libro furono scritti da Sri Aurobindo tra il
1910 ed il 1940. Nessuno di essi venne
pubblicato mentre egli era ancora in vita e nessuno subì la revisione finale a
cui sottopose le sue opere maggiori. La maggior parte dei brani vennero
inizialmente stampati su diverse pubblicazioni dell' Ashram ed in seguito nelle
diverse edizioni di The Hour of God, la prima delle quali risale al 1959. I brani qui riuniti non sono mai stati
considerati da Sri Aurobindo parti di un'unica opera. Alcuni furono scritti a gruppi di due, tre o
quattro ma molti sono brani separati senza alcuna relazione tra loro. Il lavoro
di selezione e di arrangiamento è stato svolto dagli editori. Nel riunire i
brani sono stati considerati tre fattori, la relazione fisica (ricavabile dai
manoscritti), quella tematica e stilistica e quella cronologica. I brani scritti sullo stesso taccuino sono
stati stampati assieme rispettando l'ordine in cui comparivano. Come nelle precedenti edizioni di The Hour of
God, i brani sono stati raggruppati in categorie tematiche: lo Yoga, l'Uomo ed
il Superuomo (l'Evoluzione), ecc. Tali categorie sono sufficientemente
consistenti da un punto di vista cronologico, da permetterci di considerare
tutte le sezioni tranne la prima come un singolo periodo temporale e da
consentirci di disporre tutte le sezioni eccetto la prima nel naturale ordine
cronologico dalla più remota alla più recente.
A cura di Paola Bertoldi
Prima Sezione
L'ORA DI DIO
Vi sono momenti in cui lo Spirito abita tra gli
uomini ed il Respiro del Signore aleggia sulle acque del nostro essere; ve ne
sono altri nei quali si ritira e gli uomini vengono lasciati agire con la forza
o nella debolezza del loro egoismo. I primi sono periodi nei quali anche un piccolo
sforzo produce grandi risultati e cambia il destino; i secondi quelli in cui
anche un grande lavoro porta scarsi risultati. E' vero forse che gli ultimi
sono preludio per i primi; forse l'alito del sacrificio che sale fino al cielo
fa scendere la pioggia della bontà di Dio. Infelice è l'uomo o la nazione che
al giungere del momento divino è addormentato o impreparato a riceverlo, perché
la lucerna non è stata alimentata per accogliere l'ospite e le orecchie sono
sorde al suo richiamo. Ma guai a coloro che pur essendo forti e pronti sprecano
la loro forza o fanno cattivo uso del momento; vanno incontro ad una perdita
irreparabile o ad una grande distruzione.
Nell'ora di Dio monda la tua anima da ogni autoinganno, da ogni ipocrisia e da
ogni vano autocompiacimento per poter vedere chiaramente nel tuo spirito e
udire la sua chiamata. Tutta la falsità della tua natura, una volta protezione
dallo sguardo del Maestro e dalla luce dell'ideale, diviene ora uno squarcio
nella tua armatura e ti espone ai fendenti. Se anche vinci per un momento è
peggio per te, perché il colpo può giungere in seguito ed abbatterti nel mezzo
del trionfo. Piuttosto restando puro scaccia ogni paura, perché l'ora è spesso
terribile, come un incendio, un turbine e una tempesta, come l'azione del
torchio del furore divino; ma colui che resiste fermamente, fedele al suo
scopo, rimarrà saldo; anche se cadrà si rialzerà di nuovo; anche se sembrerà
svanire sulle ali del vento, ritornerà. Non lasciare che la prudenza del mondo
mormori al tuo orecchio, poiché è giunta l'ora dell'inatteso,
dell'incalcolabile, dell'incommensurabile. Non misurare il potere dello Spirito
con i tuoi strumenti insignificanti, ma abbi fiducia e prosegui nel cammino.
Soprattutto mantieni libera la tua anima, anche solo per un po', dal clamore
dell'ego. Allora un fuoco illuminerà per te la notte, la tempesta ti sarà amica
e il tuo stendardo sventolerà sulle altezze sublimi della grandezza finalmente
conquistata.
Per prima cosa sii certo della chiamata e della risposta della tua anima. Infatti se la chiamata non è autentica, se non si tratta del tocco del potere di Dio o della voce dei suoi messaggeri ma di un richiamo del tuo ego, il tuo impegno porterà ad un vano fallimento spirituale o ad un grande disastro. E se solo il consenso e l'interesse mentale e non il fervore dell'anima rispondono alla chiamata divina, o se solamente i desideri vitali inferiori si lasciano attrarre dai frutti del potere e del piacere che derivano dallo Yoga, o ancora se soltanto un'emozione passeggera saltella come fiamma instabile mossa dall'intensità, dalla dolcezza o dalla maestosità della Voce, è pericoloso percorrere il difficile sentiero dello Yoga.
Gli strumenti esteriori dell'uomo mortale non hanno
la forza di fargli vincere gli austeri ardori di questo viaggio spirituale e la
sua Titanica battaglia interiore, di fargli affrontare le traversie terribili
ed i continui cimenti, né hanno la capacità di temprarlo e fortificarlo perché
possa affrontare e superare i pericoli sottili ed immensi del viaggio. Solo la
volontà maestosa ed incrollabile del suo spirito, il fuoco inestinguibile e
l'ardore invincibile della sua anima possono compiere questa difficile
trasformazione ed assolvere questo compito improbo. Non pensare che la strada
sia facile: il cammino è lungo, arduo, pericoloso e difficile. Ogni passo
nasconde un agguato, ogni svolta un pericolo. Migliaia di nemici visibili ed
invisibili si scaglieranno contro di te, terribilmente astuti contro la tua
ignoranza, enormemente potenti contro la tua debolezza. E quando con dolore li
avrai distrutti altre migliaia ne sorgeranno e li sostituiranno. L'Inferno
vomiterà le sue orde per opporsi a te ed il Cielo ti si farà incontro con le
sue prove impietose ed i suoi dinieghi freddi e splendenti. Sarai solo nella
tua angoscia: i demoni furiosi sul tuo sentiero e gli Dei riluttanti sopra di
te. Antichi, potenti, crudeli ed invitti, vicini ed innumerevoli sono i Poteri
oscuri e tremendi che prosperano nel regno della Notte e dell'Ignoranza,
invariabilmente ostili. Distaccati, lenti ad arrivare e lontani sono gli Esseri
di Luce che hanno la volontà o il permesso di soccorrerti con apparizioni brevi
e rare. Ogni passo avanti è una battaglia. Il cammino si compie attraverso
discese precipitose, con scalate infinite e sempre nuove vette da conquistare.
Ogni altopiano scalato è soltanto un passo sul cammino, che rivela nuove,
infinite, altezze. Ogni vittoria che appare come l'ultima lotta trionfale non è
che il preludio di centinaia di battaglie feroci e pericolose… Ma tu dirai:
"Non è forse la mano di Dio accanto a me per soccorrermi e
Chiedilo ai suoi eletti e loro stessi ti diranno quanto spesso l'Eterno ha nascosto il suo volto, quanto spesso si è allontanato da loro ammantandosi del suo velo misterioso, lasciandoli soli nella morsa dell'Inferno, nell'orrore dell'oscurità, nudi ed indifesi nell'angoscia della battaglia. Ed anche quando riesci a percepire la sua presenza dietro al velo, essa è simile al sole invernale coperto dalle nuvole, che non ti ripara dalla pioggia e dalla neve, né dai pericoli della tempesta, dal vento sgradevole e dal gelo pungente, né dal grigiore di un'atmosfera colma di dolore, o da un'ottusità scialba e noiosa. Senza dubbio l'aiuto è presente anche quando sembra mancare ma l'apparenza è quella della notte totale, senza sole che sorge o stelle di speranza a perforare l'oscurità. Bello è il volto della Madre Divina, ma altrettanto duro e terribile. E' forse l'immortalità un gioco, da mettere con leggerezza nelle mani di un bambino, o la vita divina un bottino da conquistare senza sforzo, la corona dei deboli? Combatti rettamente e l'avrai; abbi fede e la tua fede sarà infine premiata, ma questa è la dura legge del sentiero e nessuno la può abrogare.
IL SUPERUOMO DIVINO
Questo è il tuo compito, lo scopo del tuo essere e
la ragione per la quale sei qui: diventare il superuomo divino ed un veicolo
perfetto della Divinità. Qualunque altra cosa ti trovi a fare è solo una
preparazione, una gioia lungo il cammino o una deviazione dal tuo proposito.
Questa è la meta e questo è lo scopo, ed il tuo essere trova la propria
grandezza ed il proprio diletto nella gioia della meta e non nel potere o nella
gioia del cammino. Il cammino è un cammino di gioia perché ciò che ti attira è
anche tuo compagno di viaggio ed il potere di arrampicarti ti è stato dato
perché tu possa giungere alle tue stesse sommità. Se hai un dovere da compiere,
questo è il tuo dovere; se ti chiedi quali sia il tuo scopo, fa che questo sia
lo scopo; se cerchi il piacere, non c'è gioia più grande, perché ogni altra
gioia è frammentaria e limitata, come quella del sogno, del sonno o dell'oblio
di sé. Questa invece è la gioia del tuo intero essere.
Perciò se ti chiedi cosa sia il tuo essere, questo è il tuo essere, il Divino,
ed ogni altra cosa è solo la sua immagine frammentata e distorta. Se cerchi
Piuttosto svegliati, trascendi te stesso e divieni te stesso. Tu sei uomo e la
vera natura dell'uomo è superare se stesso. E' stato l'animale uomo, deve
diventare più che l'uomo animale. E' il pensatore, l'artigiano, il cercatore di
bellezza. Dovrà trascendere il pensatore ed essere il veggente della
conoscenza; dovrà superare l'artigiano per diventare il creatore ed il maestro
della sua creazione; dovrà andare oltre il cercatore della bellezza per gioire
di ogni bellezza e di ogni gioia. Limitato essere fisico anela alla sua
sostanza immortale; essere vitale cerca la vita immortale ed il potere infinito
del suo sé; mentale e parziale nella conoscenza anela alla luce perfetta ed
alla visione assoluta. Possedere tutto ciò è divenire il superuomo, cioè
ergersi oltre la mente nella supermente. Chiamatela mente divina o Conoscenza o
supermente, è il potere e la luce della volontà e della coscienza divine. Per
mezzo della supermente lo Spirito vide e creò se stesso nei mondi; tramite la
supermente vive in essi e li governa. Per mezzo della supermente è Svarat
Samrat, colui che regola sé stesso ed ogni cosa. La supermente è il superuomo,
perciò andare oltre la mente è la condizione necessaria. Essere il superuomo
significa vivere la vita divina, essere un dio, poiché gli dei sono i poteri di
Dio. Sii un potere di Dio nell'umanità. Vivere nell'Essere divino e lasciare
che la coscienza, la gioia, la volontà e la conoscenza dello Spirito prendano
possesso di te, questo è il senso, il significato. Questa è la tua
trasfigurazione sulla montagna. E' scoprire Dio in te stesso e riconoscerlo in
ogni cosa. Vivi nel suo essere; risplendi della sua luce; agisci con il suo
potere e gioisci della sua gioia. Sii quel Fuoco, quel Sole e quell'Oceano. Sii
quella gioia, quella grandezza e quella bellezza. Quando avrai fatto questo
anche solo in parte avrai compiuto i primi passi nel cammino verso la
'superumanità'.
Seconda Sezione
Sullo Yoga
CERTEZZE
Nelle profondità si celano ulteriori profondità,
nelle altezze un'altezza ancora maggiore. L'uomo giungerà più velocemente ai
confini dell'infinito che alla pienezza del proprio essere, poiché quell'essere
è l'infinito, è Dio.
Aspiro ad una forza infinita, ad una conoscenza senza limiti e ad una gioia
infinita. Potrò mai ottenerla? Si, ma la natura dell'infinito è non avere fine.
Perciò non puoi dire io la ottengo, ma piuttosto io la divento. Solo così
l'uomo può ottenere Dio, diventando Dio. prima di giungere a divenire Dio
l'uomo può entrare in relazione con Lui. Entrare in rapporto con Dio è Yoga,
l'estasi più grande e l'occupazione più nobile. Esistono rapporti tipici dello
stadio attuale di evoluzione dell'umanità, chiamati preghiera, venerazione,
adorazione, sacrificio, riflessione, fede, scienza e filosofia. Esistono altre
relazioni che superano le nostre attuali capacità ed appartengono ad uno stadio
evolutivo ancora da raggiungere. Tali sono le relazioni alle quali si giunge
attraverso le pratiche conosciute sotto il nome di Yoga. Possiamo conoscerlo
come Dio, come Natura, come il nostro Sé Superiore, come Infinito o come una
qualche meta ineffabile. Così lo avvicinò Buddha, così lo avvicina il rigido
Advaitin. Anche l'ateo può entrare in contatto con Lui. Al materialista Egli si
rivela nella materia. Per il nichilista attende in agguato nel cuore
dell'annichilimento. In qualunque modo gli uomini vengano a Me, così vengono
accolti dal Mio Amore.
CONCETTI E DEFINIZIONI INIZIALI
Quattro sono i poteri e gli strumenti dello Yoga:
purezza, libertà, beatitudine e perfezione. Chiunque abbia portato a pienezza
questi quattro poteri nel trascendentale, nell'universale, nel lilamaya e nel
Dio individuale è lo Yogin perfetto ed assoluto.Tutte le manifestazioni di Dio
sono manifestazioni del Parabrahman. Il Parabrahman Assoluto è per noi
inconoscibile, non perché sia la negazione di tutto ciò che siamo - perché, al
contrario, qualunque cosa siamo, in realmente o apparentemente, altro non è che
Parabrahman - ma perché Egli è preesistente e sovrasta anche i metodi più
elevati e puri e gli strumenti più potenti ed illuminati di cui l'anima
incarnata dispone. Nel Parabrahman la conoscenza cessa di essere conoscenza e
diviene un'identità inesprimibile. Divieni Parabrahman se vuoi e se Quello te
lo permetterà, ma non cercare di conoscerLo, perché non potrai avere successo
con questi mezzi e questo corpo.
In realtà tu sei già Parabrahman, lo sei sempre stato e lo sarai per sempre.
Per diventare Parabrahman in qualunque altro senso devi trascendere
completamente il mondo della manifestazione e persino oltrepassare il concetto
di trascendenza. Perché dunque dovresti anelare a trascendere la manifestazione
come se il mondo fosse un male? Non si è forse Quello manifestato in te e nel
mondo e sei forse tu, anima incarnata, vittima dell'inganno mentale, più
saggia, pura e migliore dell'Assoluto? Quando Quello ti riassorbirà dovrai
andare, ma finché
Un silenzio profondo e privo di pensieri è l'unica attitudine che l'anima
manifestata nel mondo dovrebbe assumere nei confronti dell'Assoluto.
Di Parabrahman sappiamo che E', in un modo in cui nessun oggetto o stato può
essere nel mondo, perché ogni volta che raggiungiamo gli estremi limiti
dell'esperienza dell'anima, della mente o del corpo, giungiamo sull'orlo di
Quello e lo percepiamo esistere, in modo inconoscibile, senza alcuna capacità
da parte nostra di sperimentare su di esso una qualunque verità. Quando la tua
anima scendendo di profondità in profondità ed espandendosi di vastità in
vastità si erge nel silenzio del proprio essere davanti ad uno sconosciuto
inconoscibile, origine e meta dell'esistenza del mondo, non materialmente
reale, né mentalmente reale, né sogno o falsità, sappi allora che sei alla
presenza del Santo dei Santi, dinanzi al Velo che non può essere lacerato.
Abitando il tuo corpo mortale non puoi lacerarlo, né in un altro corpo, né come
sé incarnato e nemmeno come puro sé, né in stato di veglia, né durante il
sonno, e nemmeno in trance, in nessuno stato ed in nessuna circostanza, perché
devi essere oltre qualunque stato prima di poter entrare in Paratpara Brahman.
Quello è il Dio sconosciuto al quale non può essere innalzato alcun altare e
che non può essere oggetto di adorazione; l'universo è il Suo unico altare e
l'esistenza
LO SCOPO DEL NOSTRO YOGA
Lo scopo del nostro Yoga è la perfezione di Sé e non
l'annullamento di Sé.
Esistono due sentieri che lo Yogin può percorrere, quello del ritiro
dall'universo e quello della perfezione nell'universo; il primo è il risultato
dell'ascetismo, il secondo si compie attraverso tapasya; il primo ci accoglie
quando ci lasciamo sfuggire Dio nell'Esistenza, il secondo è compiuto quando
perfezioniamo l'esistenza in Dio. Che il nostro sia il cammino della perfezione
e non della resa; che il nostro scopo sia la vittoria nel combattimento e non
la fuga da ogni conflitto. Buddha e Shankara ritennero il mondo
fondamentalmente falso e miserabile, perciò la fuga dal mondo fu per loro
l'unica forma di saggezza. Ma questo mondo è Brahman; il mondo è Dio; il mondo
è Satyam; il mondo è Ananda; è solo la nostra errata interpretazione del mondo,
filtrata dall'egoismo mentale, ad essere una falsità e la nostra relazione
sbagliata con Dio nel mondo ad essere fonte di sofferenza. Non esiste altra
falsità, né altra fonte di dolore.
Dio ha creato il mondo in Se Stesso attraverso Maya, ma il significato Vedico
di Maya non è illusione, bensì saggezza, conoscenza, potere, ampia estensione
della coscienza. Prajna prasrta purani. La saggezza onnipotente creò il mondo;
il mondo non è l'errore grossolano di un Sognatore Infinito; il Potere
onnisciente vi si manifesta o cela con tutto Se Stesso e con tutta
IL GRANDE INTENTO DELLO YOGA
Per mezzo dello Yoga possiamo passare dalla menzogna
alla verità, dalla debolezza alla forza, dal dolore e dalla sofferenza alla
gioia, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte all'immortalità, dall'oscurità
alla luce, dalla confusione alla chiarezza, dall'imperfezione alla perfezione,
dalla frammentazione all'unità, da Maya a Dio. Qualunque altro utilizzo dello
Yoga porta solo vantaggi parziali e frammentari, non sempre degni di essere
ottenuti. Solo ciò che aspira a possedere la pienezza di Dio è purna yoga ed il
sadhaka della Perfezione Divina è il purna yogin. Il nostro scopo deve
consistere nell'essere perfetti come lo è Dio nel Suo essere e nella Sua gioia,
puri come Egli è puro, beati come Egli è beato e, divenuti noi stessi siddha
nel purna yoga, condurre tutta l'umanità alla stessa perfezione divina. Non ha
importanza se al momento ci sentiamo inadeguati alla grandezza del nostro
scopo, se comunque ci consacriamo con tutto il cuore al nostro compito e lo
viviamo costantemente; se compiamo solo pochi passi lungo il cammino anche quel
poco aiuterà l'umanità ad uscire dalla lotta e dal crepuscolo in cui si trova,
per entrare nella Gioia luminosa che Dio le ha riservato. Qualunque sia il
nostro successo immediato, il nostro scopo invariabile deve essere quello di
compiere l'intero viaggio, evitando di fermarci soddisfatti lungo il sentiero
in un luogo di riposo imperfetto. Tutto lo Yoga che astrae completamente dal
mondo è una sfaccettatura elevata ma limitata e parziale del tapasya divino.
Dio nella Sua perfezione abbraccia ogni cosa ed anche noi dobbiamo diventare
onnicomprensivi. Dio nella Sua vera essenza, oltre ogni manifestazione e
possibilità di conoscenza, è il Parabrahman Assoluto. In relazione al mondo
egli trascende l'esistenza universale, sia che si volga verso di essa, sia che
distolga da essa lo sguardo. Egli è ciò che contiene e sostiene l'universo;
Egli è ciò che diviene l'universo; è l'universo e tutto ciò che contiene. E'
anche l'Individualità Assoluta e Suprema che agisce nell'universo e come
universo. Nell'universo appare come la sua Anima ed il suo Signore; come
universo egli è il moto della Volontà del Signore ed il risultato oggettivo e
soggettivo di tale moto. Tutti gli stati del Brahman, il trascendente,
l'immanente, l'universale, l'individuale sono informati e sostenuti dalla
Personalità divina. Egli è contemporaneamente l'Esistente e l'esistenza.
Chiamiamo l'esistenza il Brahman Impersonale e Colui che Esiste il Brahman
Personale. Non c'è tra loro alcuna differenza se non per il loro ruolo nei
confronti della nostra coscienza; infatti ogni stato impersonale dipende da una
Individualità manifesta o segreta e può rivelare
Le filosofie e le religioni discutono sull'importanza dei diversi aspetti di
Dio, e vari Yogin, Rishi e Santi hanno privilegiato una filosofia o una
religione rispetto ad un'altra. A noi non interessa discutere di tutto ciò ma
piuttosto comprendere e divenire tutto questo; non vogliamo privilegiare un
aspetto particolare escludendo gli altri; vogliamo invece abbracciare Dio in
tutti i Suoi aspetti ed oltre ogni manifestazione. Dio disceso nel mondo in
varie forme ha portato a compimento su questa terra la forma mentale e fisica
che chiamiamo umanità. Egli, tramite l'azione dell'Anima che governa ogni cosa
con la propria Volontà creatrice, ha creato nel mondo un ritmo esistenziale con
L'emisfero inferiore di questo spettro di coscienza è costituito dai tre
vyahrti del Veda, "Bhur, Bhuvar, Swar"; si tratta di stati di
coscienza nei quali i principi del mondo superiore vengono espressi o cercano
di esprimersi in modo limitato. Puri nel proprio luogo d'origine, in questo
paese straniero sono soggetti a distorsioni, interferenze e perversioni. Lo
scopo ultimo della vita è liberarsi dalle perversioni, dalle impurità e dalle
interferenze per poterli esprimere perfettamente anche nelle condizioni
ordinarie. La nostra vita sulla terra è la traduzione di un poema divino in
linguaggio terrestre, un'armonia musicale espressa in parole.
L'Essere in Sat è uno nella molteplicità, l'uno che osserva la propria
molteplicità senza perdersi o confondersi in essa; è la molteplicità che si
riconosce come unità senza perdere il potere di manifestarsi in forme
innumerevoli nell'universo. Con la comparsa della mente, della vita e del corpo
nasce ahamkara e la forma di coscienza soggettiva o oggettiva viene
erroneamente considerata un essere separato, il corpo una realtà autonoma e
l'ego una personalità indipendente. L'uno in noi si perde nella sua
molteplicità e quando ritrova la propria unità, a causa della natura della
mente, gli riesce difficile mantenere la sua manifestazione di molteplicità.
Perciò quando siamo assorbiti dal mondo perdiamo Dio nella Sua Essenza e quando
vediamo l'Essenza di Dio ce lo lasciamo sfuggire nel mondo. Il nostro compito è
dissolvere l'ego mentale e ritrovare l'unità divina senza perdere il nostro
potere di esistenza individuale e molteplice nell'universo.
La coscienza in Cit è luminosa, libera, immensa ed efficace; la consapevolezza
di Cit (Jnana-Sakti) si realizza infallibilmente come Tapas (Kriya-sakti),
perché Jnana-sakti e Kriya-sakti altro non sono rispettivamente se non
l'aspetto statico, onnicomprensivo ed avvolgente e la manifestazione del
dinamismo creativo di un unico Essere Cosciente che trae da Se Stesso il
proprio splendore. Si tratta un unico potere di forza cosciente di Dio
(Cit-sakti del Sat Purusha). Al contrario, nell'emisfero inferiore,
assoggettata ai limiti della mente, della vita e del corpo, la luminosità si
divide e si spezza in raggi irregolari; la libertà è ostacolata dalla presenza
dell'ego e di forme diseguali e l'efficacia è velata da un gioco di forze non
equilibrate. In tal modo abbiamo stati di coscienza, di non-coscienza, e di
falsa coscienza; esistono stati di conoscenza, di ignoranza e di falsa conoscenza,
di forza efficace, d'inerzia e di forza inefficace. Nostro compito è fondere la
nostra capacità di azione e di pensiero individuale, divisa e dall'andamento
irregolare, nella Cit-sakti universale e indivisa di Kali, per sostituire alle
attività del nostro ego l'azione della Kali universale nel nostro corpo e
trasformare così la cecità e l'ignoranza in conoscenza e l'inefficace forza
umana nella potente Forza divina. La gioia in Ananda è perfetta, pura, una e
contemporaneamente molteplice. Assoggettata ai limiti della mente, della vita e
del corpo diviene frammentaria, limitata, confusa e deviata, ed a causa degli
urti tra forze diseguali e della sua distribuzione non equilibrata, è soggetta
alla dualità di movimenti positivi e negativi: sofferenza e gioia, dolore e
piacere. Nostro compito è dissolvere queste dualità rimuovendone la causa per
immergerci nell'oceano della gioia divina, una, molteplice, equamente
distribuita (sama), che trae piacere da ogni cosa e non rifugge da nulla.
In breve, dobbiamo sostituire la dualità con l'unità, l'egoismo con la
coscienza divina, l'ignoranza con la saggezza divina, trasformare il pensiero
in conoscenza divina; dobbiamo sostituire la debolezza, la lotta e lo sforzo
con la forza divina paga di se stessa, il dolore ed il piacere illusorio con la
gioia divina. Tutto ciò nel linguaggio del Cristo è far scendere il regno dei
cieli sulla terra, ed in linguaggio moderno realizzare e portare a compimento
Dio nella realtà del mondo. L'umanità è, sulla terra, la forma di vita prescelta
per realizzare questa aspirazione e giungere al compimento divino; ogni altra
forma di vita o non ne sente la necessità o non è in grado di giungere a tutto
ciò, se non entrando a far parte dell'umanità. Di conseguenza la pienezza
divina è l'unico scopo autentico dell'umanità. Tale pienezza deve realizzarsi
nell'individuo per divenire effettiva nell'intera razza. L'essere umano è
un'esistenza mentale in un corpo vivente; il suo fondamento è la materia, il
suo centro e strumento la mente ed il suo mezzo la vita. Questa è la condizione
media tipica dell'umanità naturale. In ogni essere umano giacciono nascosti
(avyakta) i quattro principi più elevati. Mahas, idealità pura in Vijnana, non
è un vyahrti ma la sorgente di ogni vyahrti, il punto di origine di ogni azione
mentale, vitale e fisica, la banca nella quale l'infinita ricchezza
dell'esistenza superiore viene cambiata nelle monete di piccolo taglio
dell'esistenza inferiore. Essendo Vijnana il collegamento tra lo stato divino e
l'animale umano, essa è la porta attraverso la quale l'uomo può giungere allo
stato di umanità soprannaturale o divina. Il genere umano inferiore gravita
verso il basso, dalla mente verso la vita ed il corpo; l'umanità media vive
costantemente nella mente limitata ed attratta dalla vita e dal corpo;
l'umanità superiore tende verso un'esistenza mentale idealizzata o verso l'idea
pura, verso la verità della conoscenza diretta e la verità spontanea
dell'esistenza. L'umanità suprema si innalza fino alla beatitudine divina e da
quel livello sceglie di salire verso il puro Sat e Parabrahman o di rimanere a
beneficio di coloro che sono più indietro nel cammino per innalzare fino alla
divinità questa esistenza umana in se stessa e negli altri. L'uomo che abita
nell'emisfero superiore o divino, nell'emisfero nascosto della propria
coscienza, l'uomo che ha scostato il velo, è il vero superuomo ed il risultato
ultimo della manifestazione progressiva di Dio nel mondo, della manifestazione
dello Spirito che emerge dalla Materia, che viene oggi chiamata principio
evolutivo.
Giungere all'esistenza, alla forza, alla luce ed alla gioia divine e ricreare
in quello stampo l'intera esistenza del mondo è l'aspirazione suprema della
religione ed il vero scopo pratico dello Yoga. Il fine è realizzare Dio
nell'universo, ma tale scopo non può essere raggiunto senza trovare il Dio che
trascende l'universo.
PARABRAHMAN, MUKTI ED I SISTEMI DI PENSIERO UMANI
Parabrahman è l'Assoluto, e proprio per questo non
può essere ridotto a termini che permettano di conoscerLo. In qualche modo puoi
conoscere l'Infinito, mai l'Assoluto. Ogni cosa nell'esistenza o nella
non-esistenza è un simbolo dell'Assoluto, creato nell'autocoscienza
(Cid-Atman). Attraverso i Suoi simboli l'Assoluto può essere conosciuto per
quello che i simboli rivelano o indicano di Lui, ma la conoscenza della somma
dei simboli non equivale alla vera conoscenza dell'Assoluto. Puoi divenire
Parabrahman; non puoi conoscerLo. Divenire Parabrahman significa ritrovare
Parabrahman attraverso l'autocoscienza, perché tu sei già Quello; soltanto,
nella tua coscienza, hai proiettato te stesso verso l'esterno nei Suoi termini
o simboli, Purusha e Prakriti, tramite i quali sostieni l'universo. Perciò per
divenire Parabrahman privo di termini o simboli devi smettere di sostenere
l'universo. Divenendo Parabrahman privo di simboli non diventi nulla che tu già
non sia, né l'universo cessa di esistere. Soltanto Dio ritira dall'oceano della
coscienza manifestata un rivolo, un aspetto, di Se Stesso immergendolo in Ciò
da cui ogni coscienza è scaturita. Non tutti coloro che escono dalla coscienza
dell'universo vanno necessariamente in Parabrahman. Alcuni entrano a far parte
della Natura indifferenziata (Avyakrita Prakriti), altri si perdono in Dio,
altri passano in uno stato di non esistenza e di oblio dell'universo (Asat,
Sunya), altri ancora in uno stato di oblio luminoso, Puro Atman
Indifferenziato, Puro Sat o Esistenza-Base dell'Universo; alcuni attraverso uno
stato temporaneo di sonno profondo (Sushupti) vanno nei principi impersonali di
Ananda, Cit o Sat. Tutte queste sono forme di liberazione e l'ego riceve da
Dio, tramite
Quelli che desidera liberare tenendoli nel mondo li rende Jivanmukta o li
emette nuovamente come propri Vibhuti, con il consenso da parte loro ad
indossare per lo scopo divino un velo temporaneo di Avidya, velo che non li
offusca affatto e che possono scostare o eliminare con facilità.
Perciò desiderare ardentemente di diventare Parabrahaman è una specie di
splendida illusione o di gioco sattvico di Maya, poiché in realtà nessuno è
schiavo e nessuno è libero, non c'è nessuno che ha bisogno di essere liberato e
tutto è solamente il Lila di Dio, il gioco di manifestazione di Parabrahman.
Dio usa questa Maya sattvica per spingere certuni verso l'alto in accordo al
Suo scopo particolare e per tali individui quello è l'unico sentiero possibile.
Lo scopo del nostro Yoga è Jivanmukti nell'universo; non perché abbiamo bisogno
di essere liberati o per altre ragioni simili, ma perché tale è il volere di
Dio in noi; dobbiamo perciò vivere liberi nel mondo e non al di fuori di esso.
Il Jivanmukta deve, in virtù della propria conoscenza perfetta e della completa
realizzazione di sé, rimanere sulla soglia di Parabrahman, senza oltrepassarla.
La convinzione che riporta dallo stare sulla soglia è che Quello E' e noi siamo
Quello, ma ciò che Quello è o non è non può essere espresso in parole, né
compreso dalla mente. Essendo Egli l'Assoluto non è possibile applicare a
Parabrahman alcuna definizione, né alcun concetto. Non è l'Essere o il
non-Essere, ma qualcosa di cui l'Essere e il Non-Essere sono simboli primari;
non è Atman o Non-Atman o Maya; né Personalità o Impersonalità, né Qualità o
Non-Qualità, né Coscienza o Assenza di Coscienza, né Gioia o Assenza di Gioia,
né Purusha o Prakriti; non è dio, né uomo o animale, né libertà o schiavitù, ma
qualcosa di cui tutto ciò è un simbolo primario o derivato, generale o
particolare. Perciò quando diciamo che Parabrahman non è né questo, né quello,
intendiamo dire che nella sua essenza non può limitarsi a questo o a quel
simbolo, né ad una qualunque somma di simboli; in un certo senso però
Parabrahman è tutto questo e tutto questo è Parabrahman. Non esiste nient'altro
che possa essere tutto ciò. Essendo l'Assoluto, Parabrahman non è soggetto alla
logica, perché la logica si applica solamente a ciò che è determinato. Creiamo
confusione se diciamo che l'Assoluto non può manifestare il determinato e
quindi che l'universo è falso o non esistente. La vera natura dell'Assoluto è
tale per cui non sappiamo ciò che l'Assoluto è o non è; non sappiamo ciò che
può fare e ciò che non può fare; non c'è ragione di supporre che ci sia
qualcosa che non può fare o che la sua Assolutezza sia limitata da una
qualunque forma di impotenza. Sperimentiamo spiritualmente che quando
oltrepassiamo ogni altra cosa arriviamo all'Assoluto; sperimentiamo
spiritualmente che l'universo nella natura stessa della propria manifestazione
procede dall'Assoluto, ma tutte queste parole sono meri tentativi intellettuali
di esprimere l'inesprimibile. Dobbiamo renderci conto che facciamo del nostro
meglio per vedere, senza bisogno di discutere ciò che altri vedono o affermano;
piuttosto dovremmo accettare la loro opinione e cercare a modo nostro di capire
e verificare ciò che hanno visto o affermato. Dovremmo argomentare solamente
con coloro che denigrano la visione altrui o negano la libertà di visione ed il
valore delle affermazioni altrui, non con coloro che si limitano ad affermare
il proprio modo di vedere. Un sistema filosofico o religioso è soltanto una
definizione di un certo modo di manifestarsi dell'esistenza nell'universo, modo
che Dio ci ha rivelato in relazione al nostro stato d'essere. Esiste per
fornire alla mente qualcosa su cui appoggiarsi mentre agiamo in Prakriti. La
nostra visione non deve necessariamente coincidere con la visione altrui, né il
tipo di pensieri che si adattano ai nostri schemi mentali devono
necessariamente adattarsi ad una mentalità diversa. Perciò la nostra visione
intellettuale dovrebbe essere basata sulla fermezza di adesione al nostro
sistema, senza cadere nel dogmatismo, unita alla tolleranza priva di debolezza verso
gli altri sistemi.
Qualcuno potrà mettere in discussione il tuo sistema basandosi sul fatto che
non è consistente con questo o quest'altro Sastra, con la visione di questa o
quest'altra grande autorità, filosofo, santo o Avatar. Ricorda allora che soltanto
l'esperienza e la realizzazione sono importanti. Ciò che Shankara affermò o
Vivekananda concepì intellettualmente riguardo all'esistenza, e persino ciò che
Ramakrisha stabilì dall'alto delle sue molteplici esperienze spirituali, ha
valore per te soltanto se, guidato da Dio, lo accetti e lo rinnovi attraverso
la tua esperienza personale. Le opinioni dei pensatori, dei santi e degli
Avatar dovrebbero essere accettate come aiuti e non trasformarsi in ceppi.
L'importante per te è quello che tu stesso hai visto o ciò che Dio, nel suo
aspetto Personale o Impersonale, o attraverso l'azione di un insegnante, un
guru o un ricercatore della verità, decide di mostrarti lungo il cammino dello
Yoga.
IL FINE EVOLUTIVO DELLO YOGA
Nella Katha Upanishad compare una delle frasi
potenti e pregnanti, così frequenti nelle Upanishad, che racchiudono in poche
parole un mondo di significati,: Yogah hi prabhavapayayau, che significa lo
"Lo Yoga è il principio e la fine di ogni cosa". Nei Purana il
significato della frase viene chiarito ed approfondito. Per mezzo dello Yoga
Dio creò il mondo; con lo Yoga lo riassorbirà in Se Stesso alla fine. Non soltanto la creazione e
la dissoluzione finale dell'universo, ma tutti i grandi cambiamenti, le
creazioni, le evoluzioni e le distruzioni sono influenzate dal processo
fondamentale dello Yoga, tapasya. In questa antica visione lo Yoga è
considerato il movimento essenziale, la vera forza esecutiva della Natura,
responsabile di tutti i suoi processi. Se ciò vale per le operazioni generali
della Natura, se cioè una Conoscenza ed una Volontà divine insite in ogni cosa
sono la vera causa di ogni forza e di ogni efficacia, la stessa regola deve
valere a maggior ragione per le attività umane. Deve applicarsi in particolare
a quei processi consci e volontari della disciplina psicologica denominati
sistemi Yogici. Lo Yoga non è davvero altro che un processo naturale,
volontario e consapevole per raggiungere rapidamente obiettivi ai quali il
movimento naturale ordinario tende lentamente, al ritmo tranquillo di
un'evoluzione secolare o addirittura millenaria. Apparentemente sembra esserci
una differenza. Lo scopo che ci proponiamo nello Yoga è Dio; lo scopo della
Natura è di rendere effettiva la supernatura, ma tali scopi sono le due facce
della stessa medaglia. Dio e la supernatura sono l'uno l'aspetto reale e
l'altra quello formale di una realizzazione, di una completezza inaccessibile,
verso la quale è diretto il cammino ascendente dell'umanità. Lo Yoga per l'uomo
è il cammino ascendente della Natura, liberata da una lenta evoluzione e da
lunghe ricadute, e consapevole di Sé nella conoscenza divina o umana. Dio è il
Tutto ed al tempo stesso supera il Tutto e Lo Trascende; non c'è nulla
nell'esistenza che non sia Dio, ma Dio non è la somma di tutto ciò che esiste,
né qualcosa che appartiene all'esistenza, se non simbolicamente, nell'immagine
della Propria coscienza. In altre parole, tutto ciò che esiste, preso
separatamente, è un simbolo particolare e l'intera somma dell'esistenza è un
simbolo generale che cerca di tradurre l'esistenza intraducibile, Dio, nel
linguaggio della coscienza del mondo.
Il simbolo è progettato per tentare e non per riuscire, perché nel momento in
cui riuscisse cesserebbe di essere ciò che è e diverrebbe esso stesso quel qualcosa
di intraducibile da cui è partito e cioè Dio. Nessun simbolo è pensato per
esprimere Dio perfettamente, nemmeno il più elevato; ma è privilegio dei
simboli più elevati perdere in Lui la propria definizione separata, cessare di
essere simboli e divenire nella coscienza ciò che rappresentano.
L'Umanità è un tale simbolo o immagine di Dio; siamo fatti, secondo la frase
Biblica, a Sua immagine. Con ciò non si intende un'immagine formale, ma
l'immagine del Suo essere e della Sua personalità; siamo fatti dell'essenza e
della qualità della Sua divinità; siamo formati nello stampo e portiamo
l'impronta di un essere divino e di una coscienza divina.
In tutto ciò che esiste a livello fenomenico, o per meglio dire,
simbolicamente, esistono due parti dell'essere, la cosa in sé ed il simbolo, il
Sé e
Di conseguenza, il movimento ascendente è la via per la realizzazione di sé in
questo mondo, ma non è un imperativo per ogni cosa. Infatti esistono tre
condizioni in cui ogni esistenza mutevole può trovarsi: il movimento
ascendente, lo stato di arresto e la caduta verso il basso. La natura nei suoi
stadi inferiori si muove verso l'alto a livello collettivo, cercando la
salvezza finale solo per un numero limitato dei suoi membri. Non da ogni forma
di materia nasce la vita, nonostante ogni forma di materia brulichi dello
spirito di vita e sia pregna del suo urgente bisogno di liberarsi e di
manifestarsi. Non ogni forma di vita dà origine alla mente, anche se la mente è
presente in ogni forma di vita, insistente, alla ricerca della propria
liberazione e manifestazione. Neppure ogni essere mentale è adatto a
manifestare
Ciò nonostante, rimane vero che il movimento ascendente è la tendenza primaria
della natura; lo stato di arresto è una realizzazione inferiore, e se perfetta,
una perfezione passeggera, transitoria. Si tratta di una perfezione nei reami
della lotta e nell'ambito delle forme mutevoli, una realizzazione nel regno di
Ashanaya Mrityu,
E' a questo punto che
Esistono uomini che cercano di uccidere
Ad ogni modo, qualunque possa essere la scelta riservata ad individui
eccezionali, ciò che noi cerchiamo senza dubbio o esitazione alcuna, è un
sentiero di realizzazione suprema per l'umanità in generale, perciò non ti
propongo attraverso lo Yoga un cammino individuale incurante del resto
dell'umanità. Né le esagerazioni della spiritualità, né quelle del materialismo
sono il nostro autentico sentiero. Qualunque movimento umano che neghi
Qualunque movimento umano che ci inviti ad accontentarci della nostra Natura
ordinaria, a soggiornare sulla terra, a cessare di aspirare al nostro Cielo
interiore ed a scegliere di vivere come animali protesi verso il nostro futuro
mortale ed attratti verso il basso dalla terra che coltiviamo e non verso
l'alto da Dio e dalla nostra aspirazione inappagata, è destinato a portare
noia, stagnazione, a finire ben presto o a suscitare una reazione repentina e
violenta verso il soprannaturale, perché anche questo rappresenta per la massa
dell'umanità un impulso passeggero verso l'esagerazione ed è contrario al piano
di Dio che è entrato in noi ed abita segretamente nella nostra natura per
attirarci verso di Sé con una forza istintiva, globale e travolgente. I
movimenti materialisti sono più innaturali delle religioni ascetiche e delle
filosofie basate sulla negazione, perché queste almeno ci spingono ad innalzarci,
anche se vanno troppo veloci e conducono troppo lontano per la nostra umanità;
il materialista invece con la pretesa di farci ritornare alla Natura ci separa
completamente da lei. Egli dimentica o non vede che
Dobbiamo oltrepassare la nostra condizione umana e
diventare divini; per poter fare questo dobbiamo prima comprendere Dio, perché
l'ego è la parte inferiore ed imperfetta del nostro essere e Dio l'aspetto
superiore e perfetto. Egli è colui che detiene la nostra supernatura e senza il
Suo permesso non può esserci alcuna vera rinascita. Il finito non può diventare
infinito se non percepisce la propria infinità segreta e non è attirato da e
verso di essa; né può l'essere-simbolo, a meno che non intuisca, ami e persegua
in se stesso il Vero Essere, superare con le sue sole forze i limiti della sua
natura apparente. E' una forma particolare del divenire ed è limitato alla
natura del simbolo che deve diventare; solo il tocco di ciò che comprende ed
oltrepassa ogni divenire può liberarlo dai vincoli della sua Natura limitata.
Dio è Tutto e trascende il Tutto. Di conseguenza soltanto la conoscenza,
l'amore ed il possesso di Dio possono renderci liberi. Soltanto il Trascendente
può renderci capaci di trascendere noi stessi; solo Colui che è universale può
renderci vasti, facendoci oltrepassare i limiti della nostra esistenza
particolare. Tutto ciò giustifica l'esistenza di quella forza della Natura,
potente ed indistruttibile, che il Razionalismo ha disprezzato ingiustamente e
stupidamente:
La Natura non propone all'uomo di elaborare un esemplare superiore a livello
mentale, morale e fisico variando il modello dell'attuale essere umano, del
simbolo che siamo; propone di spaccare il modello generale della specie per
arrivare ad un nuovo essere-simbolo che sarà soprannaturale per l'uomo attuale
come l'uomo lo è per l'animale. E' opinabile che
E' da stabilire se entro tali limiti la preoccupazione principale della Natura
sia quella di esaurire tutte le possibilità del simbolo umano. Questa sembra
piuttosto la preoccupazione dell'essere umano e quindi la direzione che
La sua ricerca di conoscenza, basata sul contatto con i sensi, è un brancolare,
simile a quello dell'uomo che ha smarrito la strada nella foresta di notte.
Entra in contatto con l'ambiente tastando, cozzando ed inciampando in ciò che
lo circonda e, seppur dotato della luce incerta della ragione che compensa
parzialmente questa incapacità, dato che la ragione deve comunque partire dai
sensi che falsificano i dati in maniera consistente, la sua conoscenza
razionale non è solo limitata, ma anche zeppa di imprecisioni ed incertezze
persino in ciò che ritiene di aver compreso. Mette al sicuro rari fiori di
verità in un groviglio spinoso di dubbi ed errori. Anche le sue azioni sono un
districarsi a fatica nella foresta, un incedere ottimista e tormentato,
costellato di ostacoli, verso grandi fallimenti o successi temporanei e
parziali. Immensamente superiore a tutto ciò che
Dalla parzialità dell'ego procede verso una coscienza universale, dalle attuali
limitazioni verso un movimento libero nell'infinito, da questa mente che
brancola nel crepuscolo verso la visione diretta della cose, visione
rischiarata dalla piena luce del sole, da questa lotta senza fine tra vizio e
virtù ad un incedere che segue spontaneamente il sentiero indicato da Dio, da
questo agire frammentario e costellato di dolore ad un'attività gioiosa e
libera, da questa lotta caotica tra le nostre membra ad una coordinazione pura,
libera ed armoniosa, da questa mente immersa nella materia ad una vita, un
corpo ed una mente ideale ed illuminata; dal simbolo alla realtà; dall'uomo
separato da Dio all'uomo in Dio e Dio nell'uomo. In breve, come
Lo scopo della Natura è anche quello dello Yoga. Lo Yoga, come
Se tale è l'opera da compiere, non il
perfezionamento della forma umana attuale ma la sua rottura per giungere ad un
genere superiore, quali sono dunque il potere ed il processo che la realizzano?
Cos'è questa Natura di cui parliamo tanto? Abitualmente ne parliamo come di
qualcosa di potente e consapevole che vive ed è capace di progetti; le
attribuiamo un fine, unitamente alla saggezza necessaria per perseguirlo ed al
potere di realizzarlo. Il nostro linguaggio è veramente giustificato dalla
realtà che osserviamo nell'universo o non è dovuto soltanto della nostra
inveterata abitudine di attribuire ad ogni cosa caratteristiche umane e di
considerare intelligenti processi che non lo sono, processi che si verificano
solo perché ciò è nella loro natura e quindi devono avvenire e non perché
esista un qualche atto di volontà, e creano questo meraviglioso universo
ordinato per qualche necessità cieca e bruta, di natura ed origine
inconcepibile per gli esseri intelligenti? Se così è questa forza cieca e bruta
ha prodotto qualcosa di superiore a se stessa, qualcosa che non è stato
concepito nel suo grembo e che non le appartiene in alcun modo. Non possiamo
comprendere che cosa siano l'essere e
In primo luogo
Da quanto detto finora, considerando
Pur essendo rudimentale ed indirizzata verso scopi estremamente specifici,
sembra trattarsi della medesima Forza naturale che agisce nel ragno e nella
pianta, scovando intelligentemente i mezzi per raggiungere lo scopo e
coordinando l'utilizzo di tali mezzi. Se non esiste mente nella pianta, allora,
in modo inconfutabile, l'intelligenza mentale e quella meccanica sono
essenzialmente la stessa cosa; il viticcio che abbraccia il suo supporto, la
pianta che afferra la preda ed il ragno che cattura la propria vittima sono
tutte forme di un'unica Forza di azione, che possiamo rifiutarci di chiamare
intelligenza, se lo vogliamo, ma che è ovviamente identica all'Intelligenza. La
differenza è tra Intelligenza organizzata sotto forma di mente e Intelligenza
non mentale ma capace di lavorare con una chiarezza di base più ampia, in un
certo modo meno fallibile dell'azione mentale. Alla luce di queste
considerazioni la concezione della Natura come Potere di Intelligenza infinita,
teleologica e capace di discernimento, non organizzata ed impersonale perché
superiore all'organizzazione ed all'aspetto personale diviene la più probabile,
relegando la teoria meccanica al rango di mera possibilità. In assenza di
certezze
Chiariamo subito il punto fondamentale che tale coscienza più perfetta dentro
di noi non è il prodotto dell'evoluzione; non esiste nel mondo ordinario di
veglia un essere capace di ricordare e ripetere automaticamente i suoni di una
lingua straniera che sono chiacchiere prive di senso per la mente istruita,
capace di risolvere spontaneamente problemi di fronte ai quali la mente
istruita si ritira sconfitta ed esausta; un essere capace di notare ogni cosa,
di capire e ricordare ogni particolare. Di conseguenza questa coscienza
interiore è indipendente dall'evoluzione e perciò presumibilmente anteriore ad
essa. Esa suptesu jagarti, afferma
La recente ricerca psicologica è ancora ad uno stadio infantile è non può dirci
che cosa sia questa coscienza, ma la conoscenza ottenuta attraverso lo Yoga ci
permette di asserire che si tratta dell'essere mentale interiore, signore della
vita e del corpo, manomayah prana-sarira-neta. Egli è colui che guida la nostra
evoluzione e fa emergere la mente dalla vita e che sta prendendo sempre maggior
possesso di questo corpo umano vitale, suo mezzo e strumento, così che possa
divenire ciò che ancora non è: uno strumento perfetto per l'espressione
Mentale. Questo essere interiore è presente anche nella pietra e nell'albero;
anche in quei dormienti qualcuno veglia, ma in quelle forme non ha ancora preso
possesso degli strumenti per gli scopi della mente; può usarli soltanto per gli
scopi della vita nella sua crescita o nel suo funzionamento attivo. Vediamo
perciò che la psicologia moderna, prendendo le distanze dalle uniche
conclusioni razionali e logiche possibili a partire dai dati a sua
disposizione, sta marciando inevitabilmente, spinta dalla forza dei fatti,
verso le stesse verità intuite migliaia di anni fa dagli antichi Rishi. Come vi
giunsero? Non certo attraverso la speculazione, come ritengono vanamente gli
eruditi, ma tramite lo Yoga. Infatti il grande ostacolo che si presenta sulla
via della Scienza è la sua incapacità di entrare negli oggetti della sua
indagine, la sua necessità di costruire teorie sulla base di inferenze
derivanti dall'osservazione esterna e qualunque tentativo disperato e crudele
di colmare la lacuna, con la vivisezione o altri esperimenti spietati, non può
risolvere il problema. Lo Yoga ci permette invece di entrare nell'oggetto
dissolvendo nell'osservatore le barriere artificiali dell'esperienza corporea e
dell'ego mentale. Ci libera dalla presa dell'esperienza personale proiettandoci
nelle grandi correnti universali; ci fa uscire dalla guaina della mente
personale per renderci uno con il sé e la mente universali. Perciò gli antichi
Rishi erano capaci di vedere ciò che stiamo nuovamente iniziando ad intuire
vagamente e cioè che non solo
Non c'è solo Prakriti, ma anche Purusha. Finora siamo riusciti a farci un'idea
della grande forza che lavora per portarci dalla natura verso la supernatura.
E' la forza di un Essere Cosciente che si manifesta in movimenti e forme
diverse e guida passo a passo il progresso predeterminato del nostro divenire e
rivela
MAYA
Il mondo esiste come simbolo di Brahman ma la mente
crea ed accetta falsi significati e scambia il simbolo per la realtà. Tale è
l'ignoranza, l'illusione cosmica, l'errore della mente e dei sensi da cui il
Mago stesso, il Maestro dell'Illusione, ci chiede di liberarci. Tale errata
valutazione del mondo è
Partendo da un altro punto di vista, possiamo dire che l'Esistenza, o Brahman,
ha due stati fondamentali di coscienza: la coscienza cosmica e la coscienza
trascendente. Per la coscienza cosmica il mondo è reale in quanto termine
primario diretto che esprime l'inesprimibile; per la coscienza trascendente il
mondo è soltanto un termine secondario ed indiretto per esprimere ciò che non
può essere espresso. Dimorando nella coscienza cosmica vedo il mondo come il
mio Sé manifestato; nella coscienza trascendente non vedo il mondo come la
manifestazione del mio Sé, ma come una manifestazione di qualcosa che scelgo di
porre in essere nella mia Autocoscienza. Si tratta di una rappresentazione
convenzionale attraverso cui mi esprimo, ma che non mi vincola; potrei
dissolverla ed esprimermi in altro modo. E' simile ad un vocabolo di una
determinata lingua che vuole esprimere oralmente o per iscritto un concetto che
potrebbe essere espresso altrettanto bene da un altro vocabolo appartenente ad
un'altra lingua. Dico tiger (tigre) in inglese; potrei benissimo esprimermi in
sanscrito ed usare il termine sardula; ciò non comporta cambiamenti né per la
tigre, né per me, ma solo per il mio gioco con i simboli del discorso e del
pensiero. Tutto ciò vale anche per Brahman e l'universo, per la 'Cosa-in-sé' ed
i suoi simboli con i loro significati convenzionali, alcuni dei quali sono
relativi alla coscienza generale ed altri alla coscienza individuale
dell'essere-simbolo.
Ad esempio, Materia, Mente e Vita sono simboli generali con un significato
generale fissato per Dio nella Sua coscienza cosmica, ma assumono significati
individuali diversi, hanno un diverso impatto o, per così dire, si manifestano
diversamente in me, in una formica, in una divinità o in un angelo. Tale
percezione del valore meramente convenzionale della forma e del nome
nell'universo viene espressa in termini metafisici con la formula in base alla
quale il mondo è una creazione di Para Maya, l'Illusione Cosmica suprema.
Quanto detto finora non implica che il mondo sia irreale o non abbia
un'esistenza degna di tale nome. Nessuna delle antiche scritture dell'Induismo
sostiene l'irrealtà del mondo, né tale irrealtà è la logica conseguenza della
grande verità, così remota e complessa da non poter essere adeguatamente
espressa in parole. Dobbiamo ricordare che tutti questi termini, Maya,
illusione, sogno, irrealtà, realtà relativa, significato convenzionale, sono
solo forme verbali e non devono essere prese troppo alla lettera. Sono simili
al pennello che il pittore lancia contro il suo quadro nella disperazione che
deriva dal non poter raggiungere gli effetti che vorrebbe creare, si tratta di
pietre scagliate in direzione della verità e non della verità stessa. Ci
renderemo chiaramente conto di questo quando guarderemo il Cosmo non dal punto
di vista di Maya ma da quello di Lila . Alcune grande menti metafisiche, non
capendo che le parole, come qualunque altra cosa, hanno solo significati
convenzionali e sono simboli di una verità in sé stessa inesprimibile, hanno
tratto dalle idee suggerite da queste parole conclusioni concrete e rigorose.
In tal modo hanno ridotto il mondo ad un sogno miserabile e menzognero, reso
ancora più odioso e privo di senso da un certo elemento di realtà alla quale è
impossibile sfuggire, realtà che la parte più illuminata delle loro menti non
può evitare di intuire e di ammettere almeno parzialmente. La verità delle
premesse ha reso le loro dottrine un potente strumento di liberazione per anime
grandi ed austere; l'errore presente nelle loro conclusioni ha afflitto
l'umanità con il vangelo inutile e sterile della vanità non solo degli aspetti
falsi ed insinceri dell'esistenza terrena, ma della totalità dell'esistenza
terrena.
Per le forme più estreme di questa visione, sia la natura che la supernatura,
l'uomo e Dio, sono menzogne della coscienza, miti di un sogno cosmico, indegni
di essere accettati. Il miglioramento è una vana chimera; Dio una lusinga;
l'unico fine degno di essere perseguito è il perdersi in un'esistenza
impersonale e trascendente. Gli adoratori di Dio, i ricercatori della
perfezione umana, coloro che innalzano l'umanità dalla natura verso la
supernatura, incontrano due grandi ostacoli sul proprio cammino: da una parte
la tendenza ordinaria della natura a rimanere attaccata alle conquiste del
passato, rappresentate dall'ebete naturalismo dell'uomo pratico e mondano,
dall'altra la tendenza esagerata a voler oltrepassare il simbolo, rappresentata
non tanto dall'asceta che si ritira dal mondo, che dopo tutto, può farlo a
pieno diritto, ma piuttosto dal pessimismo deprimente degli ignoranti che non
vogliono fuggire il mondo, né, se tentassero di farlo, potrebbero innalzarsi
fino alle vette dell'ascetismo, ma sono comunque imbevuti a livello
intellettuale e dominati nel temperamento da queste dottrine distaccate e
catastrofiche.
Un'alba migliore sorgerà per l'India quando la nebbia si diraderà e la
mentalità indiana, pur senza rinunciare alla verità di Maya, riuscirà ad
intuire che si tratta solo di una spiegazione parziale dell'esistenza.
L'esistenza terrena non è indispensabile all'essere o alla gioia di Dio, ma non
per questo è vanità; né un'esistenza terrena liberata, libera in Dio, può
essere considerata vana o falsa. La dottrina ordinaria di Maya non è una verità
semplice, ma deriva da tre diversi livelli di percezione spirituale. La prima e
più elevata è la percezione che il mondo è un insieme di simboli-coscienza
dotati di un valore convenzionale; gli esseri esistono solo nell'autocoscienza
di Brahaman e la personalità ed il senso dell'ego sono solo simboli e termini
dell'esistenza-simbolo universale. Lo abbiamo già detto e vedremo che questa
percezione non ci costringe a considerare il mondo come un mito o una
convenzione priva di valore. Lo stesso Mayavadin non sarebbe giunto a questa
conclusione estrema se non avesse incluso nella purezza della sua esperienza spirituale
più elevata gli altri due livelli di percezione. Il secondo di tali livelli, il
più basso, è la percezione di Apara Maya o Maya inferiore, di cui ho parlato
all'inizio di questo saggio, la percezione del sistema di falsi valori imposti
dalle mente e dai sensi ai fatti-simbolo dell'universo. Ad un certo livello di
cultura mentale è facile rendersi conto del fatto che i sensi sono guide
ingannevoli; tutte le opinioni ed i giudizi mentali sono incerti, parziali e
minati dal dubbio; il mondo non è una realtà nel modo in cui la mente lo
considera reale, nel modo in cui i sensi dominati e preoccupati solo del valore
pratico delle cose, del loro vyavaharika arta, lo ritengono reale. Raggiungendo
questo stato la mente arriva a percepire che tutti i valori che attribuisce al
mondo sono falsi, forse perché non esiste alcunché di vero in se stesso o alcun
vero valore concepibile dalla mente,; da questa idea è semplice per
l'impazienza della nostra natura umana giungere affrettatamente alla
conclusione che è veramente così e che l'intera esistenza, o per lo meno
l'intera esistenza del mondo è illusoria, una sensazione senza alcun fondamento
reale, un gioco di zeri. Da ciò nascono il Buddismo, le filosofie agnostiche
basate sui sensi e il Mavavada.
Nuovamente è facile ad un certo stadio di sviluppo morale percepire che i
valori morali imposti dalle emozioni, dalle passioni e dalle aspirazioni alle
azioni ed alle esperienze sono falsi valori; è facile sentire che l'oggetto dei
nostri peccati è qualcosa per cui non vale la pena di peccare e che i nostri
principi ed i nostri valori non hanno impatto e non contribuiscono a scuotere
le condizioni effettive del mondo, ma sono solo, essi stessi, meri valori
convenzionali che sembrano non influenzare la grande marcia della Natura. Da
tali premesse è naturale e corretto giungere a vairagya, il disgusto per una
vita di fatta di false percezioni e molto facile affrettarsi, nuovamente per
l'impazienza tipica della nostra natura umana imperfetta, al compimento di un
vairagya totale: non soltanto insoddisfazione verso una vita morale falsa, ma
avversione e disgusto per qualunque tipo di vita e l'affermazione della vanità
dell'esistenza terrena. Abbiamo un vairagya mentale, un vairagya morale ed a
queste forti motivazioni si aggiunge il genere più potente di tutti, il
vairagya spirituale. Ad un certo stadio di educazione spirituale percepiamo il
mondo come un sistema di meri valori-coscienza in Parabrahman, o meglio,
sperimentiamo, - e questo fu probabilmente l'aspetto decisivo per le menti dei
grandi ricercatori spirituali come Shankara -, il puro e splendente
Saccidananda impersonale, che sta oltre l'intera esistenza cosmica,
apparentemente lontano e completamente distaccato da essa. Osservando
intellettualmente questa grande esperienza la conclusione naturale e quasi
inevitabile è che questo Uno Puro e Splendente considera l'universo un
miraggio, un'irrealtà, un sogno. Ma questi sono solo i termini, i valori
convenzionali delle parole e delle idee con cui la mente traduce l'esperienza
della trascendenza libera da ogni impatto. La mente dà questa interpretazione
perché questi sono i termini che è abituata ad applicare a tutto ciò che la
supera, che è lontano da lei e con cui non riesce a stabilire relazioni
tangibili. La mente avvinta dalla materia dapprima accetta solamente una realtà
oggettiva, chiamando tutto ciò che non può essere oggettivato o non può
esprimersi oggettivamente, menzogna, miraggio, sogno, irrealtà o, se disposta
favorevolmente, ideale. Quando in seguito corregge il proprio modo di vedere,
la prima cosa che fa è rovesciare i propri valori, giungendo in una regione, ad
un livello, in cui la vita nel mondo materiale appare remota, priva di
spiritualità, o incapace di una realizzazione spirituale; allora immediatamente
applica i vecchi termini, sogno, miraggio, menzogna, irrealtà o semplicemente
idea priva di verità e trasferisce dalla materia allo spirito il suo modo
esclusivo ed intollerante di utilizzare le parole-simbolo della realtà.
Aggiungiamo a questa traduzione mentale dell'esperienza della trascendenza le
conclusioni intellettuali e la repulsione emotiva tipiche del vairagya mentale
e morale, che alterano e sfigurano l'idea del mondo come un sistema di
valori-coscienza , ed otteniamo Mayavada.
Terza Sezione
L'Assoluto e
OM TAT SAT L'intuizione più elevata finora raggiunta dalla comprensione e dall'esperienza umana può essere condensata come segue, senza dimenticare che per il fatto stesso di essere umana è necessariamente incompleta.
TAT. Quello. L'Assoluto non manifestato , Parabrahman, Purushottama, Parameshwara (che contiene in sé Parasakti ed in Lei il Tutto).
SAT. L'Esistente, Colui che E' (Io Sono). L'Assoluto che contiene tutto il potere della manifestazione. L'Assoluto è Parabrahman-Mahamaya. L'Assoluto è Purushottama=Paraprakriti. L'Assoluto è Parameshwara-Adya (l'originale) Parasakti.
OM. Il Suono della Manifestazione. A La manifestazione esterna (la coscienza della dimensione del reale e del concreto, corrispondente per la consapevolezza umana allo stato di veglia).
U La manifestazione interna (intermedia, tipica dell'essere interiore e non dell'essere intimo e segreto, coscienza che si esprime nelle potenzialità interiori e negli stati intermedi tra il più profondo supermentale e la dimensione esterna; questa coscienza è subliminale per la consapevolezza umana ed è associata allo stato di sogno).
M La coscienza seme, la coscienza condensata più profonda e segreta (il supermentale più recondito, intuito dalla consapevolezza umana come qualcosa di supercosciente, onnisciente, onnipotente ed associato al Sonno senza sogni o all'apice della Trance ).
AUM Turiya, il Quarto; il puro Spirito che trascende i tre livelli precedenti, la coscienza dell'Atman che entra in Tat Sat e riesce ad identificarsi con esso. Ritenuto raggiungibile nella sua totalità solo nella Trance assoluta, il nirvikalpa samadhi.
Tutto ciò (secondo le Upanishad) è la visione che si
può avere partendo dalla consapevolezza mentale. Tale punto di vista è
incompleto perché sono stati trascurati due elementi sostanzialmente identici:
L'aumentare della conoscenza spirituale ha comportato uno sforzo costante per
aggiungere tali elementi mancanti. Quando il segreto più profondo sarà svelato
e reso effettivo, la coscienza umana sarà trascesa ed il supercosciente diverrà
cosciente; il subcosciente o incosciente, che è l'inevitabile ombra del
supercosciente, sarà colmato di vera coscienza spirituale e supermentale.
Tat apparirà allora in tutta la sua verità,
l'Assoluto Supremo, 'l'Uno-in-Due', l'uno interamente nell'altro ed entrambi
uniti in una Esistenza, una Coscienza ed una Gioia ineffabili. Sat è la verità
infinita ed eterna di Saccidananda pronta per manifestarsi. E' l'Esistenza Una;
i 'Due-in-Uno' esistono ognuno in sé stesso, ognuno perfetto nell'altro. OM è
la manifestazione.
Il nome segreto della Mahasakti suprema significa:
°Amore, Gioia cioè Ananda, mayobhuh…radha ° Potere di Conoscenza
Creatore e Formatore cioè Cit-Tapas, mahamaya, paraprakrti
° Sostegno, Protezione, Diffusione cioè Sat.
Il Supremo è Ananda che unifica
Ogni cosa è creata dalla Dea Suprema,
'Sette volte sette' sono i piani di esistenza della
Dea Suprema, i livelli ascendenti e discendenti dell'Adya-sakti Universale, che
trascende il Divino. Sopra troviamo i triplici sette piani supremi di
Sat-Cit-Ananda, Satyam rtam brhat ; nel mezzo i sette piani della Verità e
Vastità Divine, Mahad Brahma, trih sapta parama padani matuh ; sotto si trovano
i i triplici sette gradi di ascesa e discesa nel mondo evolutivo dell'esistenza
terrena. Queste tre gradazioni sono
Questi sette centri vitali sono in se stessi centri di Verità nella Vita, come
ognuno dei sette Soli è un cuore ardente di Verità nello splendore
dell'Esistenza e della Mente Divina; ma questi loti sono stati velati, chiusi,
limitati alle loro energie occulte, dall'Ignoranza. Da ciò derivano l'oscurità,
la falsità, la morte e la sofferenza tipiche della nostra esistenza.
Le Gemme della Madre Terra sono in essenza sette Centri di Verità, ma sono
stati imprigionati nell'oscurità, fossilizzati nell'immobilità, velati, chiusi,
limitati alle loro energie occulte, dalla durezza, dall'oscurità e dall'inerzia
dell'Incoscienza materiale. Liberare questi poteri attraverso la discesa
luminosa ed ardente dei Soli della Supermente e svelare l'ottavo Sole di Verità
nascosto nella Terra, nell'oscurità dell'Incoscienza, nella caverna di 'Vala' e
dei suoi 'Pani' è il primo passo verso la restituzione della Madre Terra alla
divinità che le è propria e verso il ritorno dell'esistenza terrestre alla luce
originaria, alla verità, alla vita ed alla Gioia del puro Ananda.
I SETTE SOLI DELLA SUPERMENTE
1. Il Sole della Verità Supermentale, il Potere di Conoscenza che dà origine alla creazione supermentale. Discende nel Sahasradala.
2. Il Sole della Luce e del Potere di Volontà Supermentale, che trasmette il Potere di Conoscenza sotto forma di visione dinamica ed ordine di creare, costituire ed organizzare la creazione supermentale. Discende nel Ajna cakra, il centro tra le sopracciglia.
3. Il Sole del Verbo Supermentale, che incarna il Potere di Conoscenza reso capace di esprimere e dare ordine alla creazione supermentale. Discende nel cakra della Gola.
4. Il Sole dell'Amore, della Bellezza e della Gioia Supermentale, che diffonde lo Spirito del Potere di Conoscenza per vivificare ed armonizzare la creazione supermentale. Discende nel Loto del Cuore.
5. Il Sole della Forza Supermentale, resa dinamica come potere e sorgente di vita per sostenere la creazione supermentale. Discende nel cakra dell'Ombelico.
6. Il Sole dei Raggi della Vita (Raggi di Potere), che distribuisce la forza riversandola in forme concrete. Discende nel penultimo cakra.
7. Il Sole dell'Energia-Sostanza e dell'Energia-Formatrice, resa capace di dar corpo alla vita supermentale e di stabilizzare la creazione. Discende nel Muladhara.
I SETTE CENTRI DELLA VITA
1. Il Loto dai mille petali, situato sopra la testa con la base nel cervello. Base o supporto della Vita-Mente per il Sovramentale; centro che introduce alla Mente illuminata.
2. Il centro tra le sopracciglia in mezzo alla fronte. Volontà, visione, potere interiore di creatività mentale interiore, Mente attiva e dinamica.
3. Il Centro della gola. Espressione verbale, mente esteriore, tutta l'espressione e la creatività esteriore.
4. Il Loto del Cuore. Esteriormente è la mente emotiva, il mentale vitale; interiormente è il cuore del centro psichico.
5. Il centro dell'ombelico. Il Vitale propriamente detto; il centro della forza vitale.
6. Il centro intermedio tra l'ombelico ed il Muladhara. Il Vitale inferiore; connette i centri superiori con la dimensione fisica.
Tutto ciò che sta al di sotto è fisico subcosciente.
L'ASSOLUTO SUPREMO CONTENUTO IN SE STESSO
Primo Assoluto - Tat. L'Assoluto Trascendente, il Supremo, Paratpara (che contiene tutto e non è limitato da nulla).
Secondo Assoluto - Sat. L'Esistenza Assoluta contenuta in se stessa, Saccidananda, (Ananda che unifica Sat e Cit), che mantiene nella propria assoluta unità il Principio duale (Lui e Lei, sah e sa) ed il principio quadruplice, OM con i suoi quattro stati in uno.
Terzo Assoluto - Aditi - M [
Quarto Assoluto - Parameshwara della Gita = Parameshwari del Tantra.
I
Primo Assoluto - L'Avyakta Supremo Nascosto. Saccidananda, Parabrahman (Parameshwara-ishwari) involuto.
Secondo Assoluto - Aditi - M [
Terzo Assoluto -
II
IL SUPREMO
Saccidananda - Non Manifesto, che rende possibile ogni forma di manifestazione.
SACCIDANANDA NELLA MANIFESTAZIONE
I Piani Supremi della Coscienza Infinita
1. Sat (che implica Cit-Tapas e Ananda
2. Cit (che implica Sat e Ananda)
3. Ananda (che implica Sat e Cit Tapas).
SUPERMENTE (SUPERMIND) O GNOSI DIVINA (Coscienza Infinita che Si Autodetermina)
Dal punto vista del nostro cammino ascendente questa è
SOVRAMENTE (OVERMIND) O MAYA (L'Overmind riceve
tutta
LE GRADAZIONI
DALLA SOVRAMENTE (OVERMIND) ALLA MENTE
Quarta Sezione
L'uomo ed il Superuomo
L'UOMO E
L'uomo è un essere di transizione, non definitivo, perché in lui e al di sopra
di lui inizia il radioso cammino ascendente che conduce alla 'superumanità'
divina. La transizione dall'uomo al superuomo è la prossima realizzazione
dell'evoluzione terrestre. In ciò consiste il nostro destino e la chiave per
liberare la nostra esistenza umana, protesa verso il Divino ma limitata e
travagliata, destino inevitabile perché è l'intenzione dello Spirito e la
logica conseguenza del processo Naturale. La comparsa di una possibilità umana
in un mondo materiale e animale fu il primo bagliore di una Luce divina che
doveva venire, la prima remota manifestazione di una divinità che doveva
emergere dalla Materia; la comparsa del superuomo nel mondo umano sarà il
compimento di quella lontana splendida promessa. La differenza tra l'uomo ed il
superuomo sarà la differenza tra la mente ed una coscienza così superiore
quanto la coscienza mentale lo è rispetto a quella della pianta o dell'animale;
la caratteristica peculiare dell'uomo è la mente, l'essenza tipica del
superuomo sarà la supermente o gnosi divina. L'uomo è mente imprigionata,
velata e circoscritta in un corpo vivente precario e non completamente
cosciente. Il superuomo sarà un'entità supermentale che abiterà ed userà
liberamente un corpo cosciente e plastico all'azione delle forze spirituali. Il
suo corpo fisico sarà un supporto stabile ed uno strumento adeguato all'azione
ed al lavoro dello spirito divino nella Materia.
Il superuomo sarà invece un Re Gnostico della Natura; la supermente anche
all'inizio della sua evoluzione si manifesterà in lui come un raggio di eterna
onniscienza ed onnipotenza. Sovrano ed irresistibile, dominerà gli strumenti
mentali e fisici e, tenendosi al di sopra ed al tempo stesso compenetrando e
possedendo gli aspetti inferiori, trasformerà la mente, il vitale ed il corpo
nella sua stessa natura luminosa e divina. L'uomo in se stesso non è molto più
che un'ambiziosa nullità. Egli è ristrettezza che tende ad un'ampiezza
irraggiungibile, piccolezza che anela ad una grandezza che lo trascende, un
nano innamorato delle altezze. La sua mente è un raggio oscurato dello
Splendore della Mente Universale; la sua vita un'onda che lotta, esulta e
soffre, un momento della Vita Universale mosso dal desiderio e dalla passione e
soggetto al dolore, un momento insignificante che si affanna scioccamente nella
propria cecità. Il suo corpo è una particella effimera dell'universo materiale.
Un'anima immortale è nascosta in qualche parte di lui e manifesta di tanto in
tanto scintille della propria presenza ed uno spirito eterno lo sovrasta e lo
copre con le sue ali e sostiene con il proprio potere la continuità dell'anima
nella natura umana. Ma questo spirito potente è ostacolato nella sua discesa
dalla rigida armatura della personalità e la radiosa anima interiore è avvinta,
inibita ed oppressa dalla materia densa che la riveste. Soltanto in pochi è
raramente attiva, nella maggior parte è difficile persino percepirne la
presenza. L'anima e lo spirito nell'uomo sembrano esistere al disopra ed oltre
la sua natura piuttosto che essere parte della sua realtà visibile; subliminali
nel suo essere interiore o supercoscienti in qualche stato non ancora
raggiunto, costituiscono per la sua coscienza esteriore delle possibilità
piuttosto che delle realtà attualizzate. Lo spirito è in gestazione, non ancora
nato, nella Materia. Questo essere imperfetto con la sua coscienza limitata,
confusa, disordinata e quasi sempre inefficace, non può rappresentare il fine e
la sommità della realizzazione della misteriosa ondata ascendente della Natura.
C'è qualcos'altro che deve essere fatto scendere dall'alto e che ora si
manifesta soltanto con sporadici bagliori che filtrano attraverso improvvise
brecce presenti nel muro mastodontico dei nostri limiti. E c'è qualcos'altro
che deve evolvere dal basso, che giace addormentato sotto il velo della
coscienza mentale dell'uomo o si manifesta parzialmente con dei flash, come la
vita che giaceva addormentata nella pietra o nel metallo, come la mente che
dormiva nella pianta o la ragione nascosta nei recessi della memoria
dell'animale, velata da un apparato emotivo, sensoriale ed istintivo
imperfetto. C'è in noi qualcosa di inespresso, che deve essere reso manifesto
da un'illuminazione avvolgente che scende dall'alto. Nei nostri recessi più
profondi vive imprigionata una divinità ed una divinità ancora più grande è
pronta a discendere dalle sommità supermentali. Il segreto del nostro futuro
sta nell'unione tra quella discesa e la forza risvegliata in noi. La grandezza
dell'uomo non sta in ciò che è ma in ciò che rende possibile. La sua gloria sta
nell'essere il laboratorio segreto nel quale il divino Artefice sta preparando
la 'superumanità'. Egli partecipa ad una grandezza ancora maggiore perché,
diversamente dalle forme inferiori della creazione, gli è permesso di essere
parte cosciente del cambiamento divino. Il suo libero assenso, la sua volontà e
la sua consacrazione sono necessari perché nel suo corpo possa discendere la
gloria che lo sostituirà. La sua aspirazione è la voce della terra che chiama
il Creatore supermentale. Se la terra chiama ed il Supremo risponde, proprio
questo istante può essere il momento di quella trasformazione immensa e
gloriosa.
L'INVOLUZIONE E L'EVOLUZIONE DELLA DIVINITA'
L'involuzione di uno Spirito supercosciente nella
Materia incosciente è la causa segreta di questo mondo visibile. La soluzione
dell'enigma terrestre è l'evoluzione graduale di una coscienza ed un potere
infiniti, nascosti in una Natura apparentemente inerte ed insensibile, spinti
ad emergere da una forza inarrestabile. La vita terrestre è la dimora scelta da
una grande Divinità e ed il suo volere incommensurabile muterà questa buia
prigione in uno splendido palazzo, in un tempio che arriva fino al cielo. La
presenza della Divinità nel mondo è un enigma per la mente, ma alla nostra
coscienza che si va ampliando sempre più sembrerà una presenza normale ed
inevitabile. Liberati, entreremo nella stabilità immutabile di un'esistenza
eterna che rivela la propria molteplicità assumendo innumerevoli forme
mutevoli. Illuminati, diverremo consapevoli della luce indivisibile e della
coscienza infinita che erompono in aggregazioni multiformi ed in molteplici
rivoli di conoscenza. Dotati di un potere sublime, condivideremo l'azione
incontenibile di una forza onnipotente che opera le proprie meraviglie a
partire dalle limitazioni che ha scelto di avere. Centrati in una gioia
perfetta, sperimenteremo la calma e l'estasi di una Delizia incommensurabile,
di una gioia creatrice e comunicativa che si esprime eternamente con onde e ritmi
molteplici, che manifesta se stessa ed il mondo in ondate di intensità sempre
crescente, ondate che alternativamente si rivolgono verso l'esterno e verso
l'interno. Tale, dato che siamo in essenza manifestazioni di quello Spirito,
sarà la natura della nostra quadruplice esperienza nel momento in cui
L'EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA
Tutta la vita è uno stadio, una manifestazione,
dell'evoluzione progressiva dello Spirito che si dischiude e si rivela dopo
essersi involuto nella Materia e che sta lavorando per manifestarsi in quella sostanza
recalcitrante. Questo è il vero segreto della vita terrestre. Non dobbiamo però
cercare la chiave per svelare il segreto nella vita o nel corpo; il geroglifico
non è nell'embrione o nell'organismo, puri mezzi fisici: l'unico mistero
significativo dell'universo è l'apparizione e lo sviluppo di una coscienza
nell'enorme muta ottusità della Materia. L'emergere della Coscienza da quella
che poteva sembrare inizialmente un'Incoscienza, - ma si trattava solo
apparentemente di incoscienza perché la coscienza è sempre esistita in forma
mascherata e latente, poiché l'incoscienza della Materia non è altro che
coscienza imbavagliata, la lotta che
L'essenza dell'evoluzione non è lo sviluppo di un corpo sempre più organizzato,
o di una vita sempre più efficiente, essendo questi soltanto strumenti e
fenomeni esteriori. L'evoluzione è la lotta che
Questa lenta preparazione ha richiesto eoni e spazi infiniti nei quali pareva
non esistere altro fine; il vero scopo ci si presenta, almeno quando guardiamo
con l'occhio esterno della ragione, come un evento accidentale avvenuto quasi
alla fine, in un attimo brevissimo, in un piccolissimo angolo insignificante di
una delle più piccole regioni di uno tra i tanti, infiniti universi. Potremmo
comunque rispondere che il tempo e lo spazio non hanno alcuna importanza per
l'Infinito e l'Eterno; per Quello non è uno spreco di energia - come lo sarebbe
per le nostre brevi esistenze limitate dalla morte - lavorare miliardi di anni
per sbocciare solo per un istante. Ma il paradosso è solo apparente - perché la
storia della nostra terra non è l'intera storia dell'evoluzione - altre terre
esistono altrove, e anche qui sul nostro pianeta sono esistiti molti cicli
prima di noi e molti ne verranno.
IL SENTIERO
Lo Yoga supermentale è al tempo stesso un'ascesa
verso Dio e una discesa della Divinità nella natura incarnata. L'ascesa si può
ottenere soltanto con l'aspirazione dell'anima, della mente, del vitale e del
corpo, un'aspirazione potente e totale verso l'elevazione; la discesa avviene
solo quando l'intero essere invoca con tutto sé stesso il Divino infinito ed
eterno. Se l'invocazione e l'aspirazione esistono o nascono e crescono fino ad
impossessarsi dell'intera natura, allora e solo allora sono possibili
l'elevazione e la trasformazione sovramentali. L'invocazione e l'aspirazione
sono solo requisiti di base; devono esserci anche come loro conseguenza un'apertura
dell'intero essere al Divino ed una resa totale. L'apertura è un allargarsi
dell'intera natura a tutti i livelli ed in tutte le sue parti per accogliere in
se stessa senza alcun limite la più vasta Coscienza divina, Coscienza che già
sovrasta, sostiene ed ingloba l'esistenza mortale e semicosciente. Nel ricevere
non ci deve essere alcuna incapacità di contenere, nessuna incrinatura del
sistema, della mente, del vitale, dei nervi e del corpo a seguito dello stress
indotto dalla trasformazione. E' necessaria una ricettività infinita, una
capacità crescente di sopportare l'azione della Forza divina sempre più
insistente e forte. Senza tutto ciò non è possibile fare nulla di grande e
duraturo; lo Yoga sfocerà in una rottura, in un rallentamento inerte o in un
arresto invalidante e disastroso di un processo che deve essere assoluto ed
integrale per non fallire. Ma dato che nessun sistema umano dispone di una
ricettività infinita e di una capacità infallibile, lo Yoga supermentale può
avere successo solo se la discesa della Forza Divina aumenta il potere
personale e pareggia la forza dell'essere che riceve con
NOTE AL TESTO
I brani raccolti in questo libro furono scritti da Sri Aurobindo tra il 1910 ed il 1940. Nessuno di essi venne pubblicato mentre egli era ancora in vita e nessuno subì la revisione finale a cui sottopose le sue opere maggiori. La maggior parte dei brani vennero inizialmente stampati su diverse pubblicazioni dell' Ashram ed in seguito nelle diverse edizioni di The Hour of God, la prima delle quali risale al 1959. I saggi ed i diagrammi qui pubblicati sono solo una selezione tra le molte opere di prosa prodotte da Sri Aurobindo a Pondicherry tra il 1910 ed il 1950. Quelli scelti sono i più completi e chiari tra i suoi scritti in prosa pubblicati postumi. I brani qui riuniti non sono mai stati considerati da Sri Aurobindo parti di un'unica opera. Alcuni furono scritti a gruppi di due, tre o quattro ma molti sono brani separati senza alcuna relazione tra loro. Il lavoro di selezione e di arrangiamento è stato svolto dagli editori. Nel riunire i brani sono stati considerati tre fattori, la relazione fisica (ricavabile dai manoscritti), quella tematica e stilistica e quella cronologica. I brani scritti sullo stesso taccuino sono stati stampati assieme rispettando l'ordine in cui comparivano. Come nelle precedenti edizioni di The Hour of God, i brani sono stati raggruppati in categorie tematiche: lo Yoga, l'Uomo ed il Superuomo (l'Evoluzione), ecc. Tali categorie sono sufficientemente consistenti da un punto di vista cronologico, da permetterci di considerare tutte le sezioni tranne la prima come un singolo periodo temporale e da consentirci di disporre tutte le sezioni eccetto la prima nel naturale ordine cronologico dalla più remota alla più recente.
PRIMA SEZIONE : L'ORA DI DIO
I tre brani di questa sezione sono stati raggruppati
perché l'argomento trattato e lo stile li rendono adatti come pezzi
introduttivi. Non sono tra loro in relazione fisica, né appartengono allo
stesso periodo, ma condividono il tono del discorso e l'uso della seconda
persona singolare per rivolgersi al lettore. L'Ora di Dio. Risale molto
probabilmente al 1918, o al massimo ad uno o due anni dopo. Un testo incompleto
venne pubblicato sotto forma di "messaggio darshan" dell'Ashram
nell'agosto del 1954. Il testo completo uscì sul numero del novembre 1979 del
Bulletin of Sri Aurobindo International Centre of Education.
SECONDA SEZIONE : SULLO YOGA
I nove brani di questa sezione, accomunati
dall'argomento che trattato, formano un preciso insieme cronologico; infatti
furono scritti tutti intorno al 1913. Certezze. Non è possibile risalire con
certezza alla data di questo brano, ma sicuramente fu scritto durante i primi
anni di permanenza di Sri Aurobindo a Pondicherry, dal 1910 al 1914. Si può
ulteriormente restringere senza tema di errore l'intervallo temporale dal 1911
al 1913. Venne pubblicato per la prima volta in The Advent del Febbraio 1957.
La frase finale compare in sanscrito nel testo inglese ed è una citazione
tratta dalla Bhagavad Gita (4.11). Concetti e Definizioni Iniziali. Il taccuino
nel quale fu scritto questo brano, probabilmente nel 1913, riporta due titoli:
"Cenni sullo Yoga" e "
TERZA SEZIONE: L'ASSOLUTO E
Tutti i pezzi risalgono al 1926 o 1927, tranne gli
ultimi due diagrammi che sono di epoca posteriore. Tutti pezzi del 1926 o 1927
tranne uno appartengono allo stesso taccuino. Om Tat Sat. Forse queste tre
parole scritte all'inizio del pezzo non erano necessariamente il titolo.
Pubblicato per la prima volta nel Bullettin dell' Aprile 1976.
mayobhuh…radha
mahamaya, paraprakrti
La prima parola è un termine Vedico che significa
"creatore di gioia". Radha è la "personificazione dell'amore
assoluto per il Divino" (vedi Letters on Yoga, p.796). Gli ultimi due
termini sono definiti nel glossario. Forse Sri Aurobindo intendeva scrivere un
terzo insieme di parole sanscrite ma non lo fece mai. Nel terzo pezzo le parole
sanscrite, scritte in devanagari, possono essere traslitterate come segue
Satyam rtam brhat e trih sapta parama padani matuh. La prima frase è definita
nel glossario; la seconda significa "i triplici sette piani
(letteralmente, "impronte") della Madre". I Sette Soli
della Supermente. Pubblicato per la prima volta nella prima edizione di
"The hour of God (1959). I Sette Centri della Vita. Pubblicato per la
prima volta nel Bullettin dell'Aprile
QUARTA SEZIONE: L'UOMO ED IL SUPERUOMO
Bozze dei primi due pezzi risalgono quasi certamente
al 1927. Le versioni qui riportate appartengono ad un unico taccuino e sono
state scritte intorno al 1930. Gli altri due pezzi risalgono allo stesso
periodo. L'Uomo e
GLOSSARIO DEI TERMINI SANSCRITI
adhama: inferiore, più basso.
aditi:
advaitin (Adwaitin): monista Vedantino.
adya mahasakti: la mahasakti originaria.
adya sakti: potere originario;
ahamkara: senso egoico; il principio di divisione che porta alla formazione
dell'ego.
ajna cakra: centro (cakra) tra le sopracciglia , che governa la mente dinamica,
la volontà, la visione, le formazioni mentali (forme pensiero).
amrtam: Immortalità.
anahata: il loto del cuore, il centro (cakra) che governa la emotiva ed il
mentale vitale.
ananda: gioia, beatitudine, delizia, estasi spirituale; il principio essenziale
della delizia, un gioire di sé che è la reale natura dell'esistenza
trascendente ed infinita.
anandaghanaloka: mondo di beatitudine densa.
anandaloka: mondo di beatitudine.
annam: materia.
apara Maya: maya inferiore.
aparardha: l'emisfero inferiore (dell'esistenza nel mondo).
asat: non-essere, non-esistenza, nulla.
atman: sé; spirito; la natura originaria ed essenziale della nostra esistenza.
AUM: vedi om.
avatara (Avatar): discesa (della Divinità nell'uomo); Incarnazione.
avidya: lIgnoranza; la coscienza relativa e molteplice.
avyakrta prakrti (Ayakrita Prakriti): natura indifferenziata.
avyakta: non manifestato; non rivelato.
avyakta paratpara: il supremo dei Supremi non manifestato.
Ayodhya: regno governato da Dasaratha ed in seguito da suo figlio Rama.
bhur: il mondo materiale.
bhuvar: il mondo vitale.
brahman:
caitanyaloka: mondo di coscienza.
cakra : centro sottile, ganglio nel sistema nervoso.
cid-atman: Sé di coscienza.
Cidghanaloka: mondo di coscienza densa.
cit : coscienza, il principio della coscienza pura.
cit-sakti : Coscienza-forza; l'Energia Divina.
cit-tapas : Coscienza-forza; pura energia di coscienza.
dharma: legge dell'essere; dovere.
esa suptesu jagarti : ciò che veglia nei dormienti (Katha Upanishad 2.2.8).
gati: stato dell'anima naturale; stato finale del divenire.
guru: maestro spirituale; guida.
guru: maestro spirituale; guida.
Isvari: Colei che ha padronanza;
Jana: la gioia che partorisce la vita ed il mondo; il mondo della gioia
creatrice dell'esistenza (nel senso di janaloka).
Jivanmukta: uomo liberato vivente.
Jivanmukti: liberazione durante la vita.
jana-sakti : potere di conoscenza.
Kali :
Kriya-sakti: potere di operare ed agire.
Krsna (Krishna): il Signore di ananda, amore e bhakti (devozione).
Kuvera: dio della ricchezza.
Lanka (Lanca): l'isola regno di Ravana, capo dei demoni, dove tenne prigioniera
Sita dopo averla rapita.
lila: gioco; gioco cosmico.
lilamaya: giocoso; tipico del gioco cosmico (lila).
madhyama: intermedio.
mahad brahma: il grande Brahman;
mahamay
mahar, mahas: il grande mondo, il mondo della Verità; il supermentale.
mahati vinastih: la grande perdizione. (Kena Upanishad 2.5).
mahimanam asya:
manas: mente sensoriale; mente.
manipura: il centro (cakra) dell'ombelico, centro della forza vitale che
governa il vitale propriamente detto.
manomayah prana-sarira-neta : l'Essere mentale, signore della vita e del corpo.
(Mundaka Upanishad 2.2.8).
manu: essere mentale.
maya: originariamente rappresentava nei Veda la conoscenza creatrice
universale; successivamente in senso derivato e figurato significò inganno,
magia, illusione, l'illusione cosmica, la coscienza fenomenica.
mayavada: dottrina che sostiene che l'universo è maya, illusione.
mayavadin: chi professa il mayavada.
muladhara: cakra radice; è il centro della coscienza; è il supporto del vitale
e la base del fisico.
nirvikalpa samadhi: trance assoluta.
om: il mantra, o suono simbolico, di espressione del brahman nei suoi quattro
piani di esistenza, dal turiya al piano esterno o materiale (il piano
esteriore, quello interiore o sottile, ed il piano causale supercosciente. Ogni
lettera A, U,M, indica in ordine ascendente uno dei tre piani precedenti e
l'insieme manifesta il quarto stato, turiya).
om tat sat: Colui che E'.
parabrahman: il brahman supremo; il Divino.
para maya: Potere creatore supremo, Natura divina più elevata.
paramesvara (Parameshwara): il Signore supremo.
paramesvari (Parameshwari): il supremo isvari.
para prakrti (Para Prakriti):
para-purusa (Parapurusha): l'anima surema; Dio.
para sakti: il potere supremo.
paratpara: Il supremo dei Supremi.
paratpara brahman: Il supremo Brahman.
prajna prasrta purani :La saggezza che si propagò fin dal principio.
(Shwetashwatara Upanishad 4.18)
prakrti (Prakriti): Natura, Anima della Natura; forza esecutiva.
prakrtim yanthi bhutani, nigrahah kim karisyati: Tutti gli esseri seguono la
propria natura e che valore può avere costringerla? (Gita 3.33)
prana: Forza vitale; vita.
purna Yoga: lo Yoga Integrale.
purusa (Purusha): Persona; Essere cosciente; Anima Cosciente; Anima; essenza
che sostiene il gioco di prakrti.
Rama: Figlio di Dasaratha, re di Ayodhya; considerato un'incarnazione di
Vishnu.
rsi (Rishi): veggente.
sa: lei.
saccidananda : l'Essere Divino, una trinità di Esistenza (sat), Coscienza (cit)
e Gioia (ananda).
sadhaka: Il praticante, il discepolo.
sadghanaloka: mondo di esistenza densa.
sah: lui.
sahasraradala: il cakra più elevato; il loto dai mille petali; il centro che
apre alla mente illuminata.
sakti: Energia, Forza, Potenza, Volontà, Potere; il Potere autoesistente,
autocosciente e autoefficace del Signore.
sama: costante, stabile, equo.
samrat: colui che regola ogni cosa.
sardula: tigre.
sastra: scrittura sacra
sat: Essere, esistenza; Colui che Esiste.
sat Purusha: il puro Sé divino; Dio.
sattvika (tradotto con sattvico/a): Che consiste di luce, equilibrio e pace.
satyaloka: Mondo della più alta verità dell'essere.
satyam: Verità, verità dell'essere.
satyam rtam brhat (Satyam Ritam Brihat): il Vero, il Giusto, il Vasto.
siddha: perfetto; perfezionato.
siddha purusa: un essere perfetto; il superuomo.
Sita: figlia di re Janaka e moglie di Rama.
sreyan svadharmo vigunah: Meglio è seguire la propria legge d'azione, sebbene
imperfetta in se stessa…. (Gita 3.35).
sunya: zero; vuoto.
susupti (Sushupti): sonno profondo; lo Stato del Dormiente
svadhisthana : il secondo cakra situato tra l'ombelico ed il muladhara; governa
il vitale inferiore.
Svar (Swar): mondo corrispondente al principio della mente chiara e non
oscurata.
svarat (Swarat): colui che governa sé stesso, che si dà le proprie regole.
tad va etat: che davvero è questo.
tapas: calore, energia; il principio essenziale dell'energia.
tapasya: sforzo, energia, austerità nella volontà personale; concentrazione.
della volontà e dell'energia per uno scopo yogico o altro scopo elevato.
tapoghanaloka: mondo di tapas denso.
tapoloka: mondo di tapas. Mondo di Volontà o coscienza forza infinita.
tat: Quello (l'Assoluto).
turiya: il quarto; il quarto piano della nostra coscienza; il supercosciente.
Uttama: superiore, più elevato.
vairagya: avversione, disgusto (per il mondo).
Vibhuti: potere divino; un potere di Dio nell'uomo, Forza Mondiale incarnata o
leader umano.
vijnana: idea Pura; l'intelligenza totalmente spirituale, libera e Divina;
Gnosi; Supermente.
vijnanaloka: il mondo di vijnana; il mondo supermentale.
vijnanesvara (Vijnaneshwara) : il Signore di vijnana.
vijnanesvari (Vijnaneshwari) : l'isvari di vijnana.
visuddha : il cakra della gola; governa la capacità di comunicare, la mente
esteriore e tutte le capacità espressive.
vyahrti: Ciascuno dei tre mondi simbolici del mantra: (om) bhur bhuvah svah.
vyavaharika arta: valore pratico.
yayedam dharyate jagat: ciò da cui questo mondo è sostenuto. (Gita 7.5)
yoga: unione; l'unione dell'anima con l'essenza immortale e con la coscienza e la
gioia del Divino; uno sforzo metodico che tende a tale unione ed
all'autoperfezione.
yogah hi prabhavapayayau: lo yoga è il principio e la fine di ogni cosa. (Katha
Upanishad 2.3.11).
yogin: chi pratica lo yoga, specialmente chi vive stabilmente nella realizzazione
yogica.